Da lei potevi comperare di tutto.
È da lei che ho comperato la mia prima Barbie.
È da lei che ho comperato pure la prima sorella di Barbie, nota Skipper.
Con i capelli a frisé con ciocche fluo.
Da lei scelsi il mio primo paio di orecchini di bigiotteria.
Per quelli veri, uguali a quelli di nonna, dovetti aspettare ancora qualche anno.
Mia nonna per regalarmeli non mi portò dalla Teresina, ma dall’orafo a fianco.
Piccolo paesino di montagna, i negozi potevano contarsi sulle dita di una mano sola.
Ricordo che il sabato, quando ero in montagna dai nonni, era una tappa irrinunciabile.
Accompagnavamo il nonno al bar e poi via a fare scorribande nei negozi di paese.
Si andava dalla Teresina per comperare un po’ di tutto.
Dal sapone di marsiglia alle caramelle, passando per i quotidiani e le sigarette.
Qualche confezione di cartaigienica e bottiglie di shampoo e detersivo.
Io guardavo gli scaffali con aria estasiata, ammirando tutti quegli oggetti sistemati alla rinfusa.
Questo poteva sembrare ad una prima, frettolosa occhiata.
Ma poi guardando bene, c’era un ordine ben preciso in cui era sistemata la merce.
L’angolino di fianco alla porta d’ingresso era il mio preferito, grandi barattoli di latta facevano bella mostra su uno scaffale di legno.
Nomi sconosciuti e profumi inebrianti.
Era la parte dedicata alla drogheria, dove spezie provenienti da paesi lontani venivano gelosamente custodite in vasetti di varie fogge e dimensioni.
In autunno, quando la temperatura si abbassava e l’aria di montagna si faceva d’improvviso gelida, la nonna faceva scorta di quel ben di dio.
Profumatissime stecche di cannella, anici stellati dalla curiosa forma a stella e pungenti chiodi di garofano.
Con quegli acquisti si diceva arrivederci alla bella stagione e ci si preparava alle prime infreddate.
All’interno del piccolo negozio si formava sempre un capannello di persone venute a raccontare o ad ascoltare qualche nuova.
Si facevano due chiacchiere al tepore della piccola stufa elettrica, si terminavano gli acquisti e si tornava verso casa.
La nonna allora accendeva la stufa e metteva dentro al pentolino di rame una bella dose generosa del vino buono, quello del nonno.
Qualche cucchiaio di zucchero e le spezie profumate.
Fette di arancia e scorza di limoni.
Lasciava sobbollire il tutto sulla stufa per poi flambare l’alcool per farlo evaporare.
Era pronto così, in pochi minuti uno dei rimedi infallibili per il raffreddore.
Caldo e speziato, la nonna diceva era portentoso.
Lo preparava per me che ero raffreddata ma se ne versava un bella tazza piena pure lei.
Io le chiedevo sempre se stava male e lei mi rispondeva che non solo faceva bene per il raffreddore ma che faceva bene anche per l’anima.
Ancora oggi ai primi freddi e ai primi starnuti preparo sempre un bel pentolino di vino speziato.
I gesti sono sempre quelli, da anni.
Affetto le arance, gratto la scorza dei limoni e uso il vino buono.
Cannella, chiodi di garofano e anice stellato.
Un profumo inebriante invade la cucina riportandomi indietro anni luce.
Buon raffreddore a tutti.
- 500 ml vino rosso
- 30 g zucchero semolato
- 3 stecche di cannella
- 3 anici stellati
- 3 chiodi di garofano
- 1/2 arancia, scorza e fette
- 1 limone, la scorza
- Versate il vino in un pentolino e unite tutti gli ingredienti.
- Portate a bollore e flambate.
- Lasciate evaporare l'alcool e versate nelle tazze.
- Gustate caldo.
- Potete passare il vino con un colino e lasciare a parte le spezie e gli agrumi.