Quando ero bambina il mio giorno preferito della settimana era la domenica.
Potevo dormire fino a tardi e poi sgattaiolare nel lettone dei nonni.
La nonna mi faceva spazio accanto a se e il nonno accendeva la televisione.
Guardavamo le televendite,al tempo andava alla grande Vanna Marchi.
La nonna la imitava benissimo e insieme ridevamo ad ogni suo “d’accordo”.
Nel frattempo il nonno si era alzato,si era pettinato i capelli davanti alla toeletta di noce scuro.
Aveva indossato il cappello blu e ed era uscito silenziosamente.
Andava a prendere il giornale,diceva.
Ma io sapevo bene che sarebbe tornato con bel altro.
Si recava all’edicola e insieme al quotidiano comperava sempre qualche bustina di figurine per me.
Ricordo che una volta me ne comperò talmente tante che per parecchi giorni ne continuai a trovare negli angoli più disparati.
Dopo il giornale passava sempre in pasticceria.
Non era domenica se lui non ritornava a casa con il pacchettino marrone legato con il nastro dorato.
Tornava in sella alla sua bicicletta grigia,una mano sul manubrio e l’altra sotto il vassoio.
Come un perfetto equilibrista,attento a non rovinare le preziose paste.
Io lo aspettavo sulla porta,con ancora il pigiama indosso.
I piedini freddi sul pavimento gelido.
Oggi ho saputo che te ne sei andata.
E’ successo tutto troppo in fretta.
Ho ripensato a quanto tempo era che non ti telefonavo.
Troppo.
Ho rimandato,pensando fossi sempre lì ad aspettarmi.
Pronta per un abbraccio ed una chiacchierata.
Negli ultimi tempi avrei voluto chiederti mille cose,anche su mio padre.
Come lo conoscevi tu non lo conosceva nessuno.
E invece…
Spesso crediamo che alcune persone siano sempre lì,come le abbiamo lasciate l’ultima volta in cui le abbiamo viste.
Io ad esempio ti immagino con i tuoi inseparabili tacchi a spillo.
Li portavi sempre,anche con la neve.
Dicevi che ti davano grip.
Ed effettivamente solo tu potevi avere quella classe nel camminare a testa alta tra i cumuli neve.
Mi ricordo il tuo caschetto sale e pepe.