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Comfort Food, PRIMI PIATTI

BACI AL SEMAFORO

31 Gennaio 2017

Rosso. Rallento, mi fermo.
Già parecchio traffico questa mattina.
Macchine ferme al semaforo.
Mi metto in fila, direzione centro.
Accanto a me altre vetture aspettano il verde per dirigersi al mare.
A fianco a me una macchina sportiva, all’interno dei ragazzi.
Giovani e carini.
Mi giro a guardarli una sola volta, annoiata dal traffico e sbadigliando.
Ma sento come dei colpetti lontani.
I ragazzi stanno picchiando sui vetri della loto auto.
E mi mandano dei baci.
Dei baci, avete capito bene.
Mi rigiro.
Mi guardo allo specchietto, tra occhiali da sole e berettone in lana non credo di essere così fascinosa.
Riguardo verso i ragazzi, mandano ancora baci.
Poi uno di loro fa un gesto con la mano e io capisco.
Mi sposto all’indietro di qualche centimetro, giusto il poco che basta per far uscire dall’abitacolo il testone di Denver.
Di nuovo baci, moine e carinerie.
Ecco per chi erano i baci.
Per il mio co-pilota preferito.
Cucciolone ancora in crescita che adora stare seduto sul sedile davanti dell’auto come un cristiano.
Ancorato con la cintura di sicurezza, sedile riscaldato al livello uno, se ne sta là a scrutare il mondo fuori.
Mi ricorda i viaggi in macchina che facevo con mia madre.
Mi diceva che per imparare a guidare dovevo osservare attentamente cosa faceva lei.
Freno, frizione, marcia.
Io me ne stavo lì, seduta a fianco a lei sognando di guidare e raggiungere chissà quali mete.
E oggi, mi ritrovo qua, dentro l’abitacolo minuscolo di una smart, con una cane di taglia gigante seduto al posto che una volta era mio.
Lui mi osserva, osserva la strada e gli altri cani che passeggiano.
Soprattutto gli altri cani.
Sta seduto composto meglio di un bambino e anche di qualche adulto che conosco.
Mi accompagna a fare la spesa, al mercato e a trovare la nonna.
Paziente più di un marito, si sorbisce tutte le chiacchiere infinite delle persone che incontro, le attese e le code in fila alla cassa.
Ecco, quelle se potesse le eviterebbe ma gli ho già spiegato che gli oggetti si devono pagare e non si può uscire così all’arrembaggio.
Ma il suo momento preferito è quello in cui risaliamo in macchina.
Allacciamo la cintura e siamo pronti per un nuovo viaggio.

Comfort Food, PRIMI PIATTI

MALEDETTA PRIMAVERA

1 Aprile 2016

Non ci sono più le stagioni di una volta.
Così si dice.
Eppure io sono consapevole del cambiamento in atto.

Lo sento nell’aria…maledetti pollini.
Me ne accorgo al mattino quando mi sveglio…più stanca di quando sono andata a letto.
Maledetta vecchiaia.
Una volta, quando ero giovane la primavera era un tripudio di ormoni e serotonina a palla.
Ora è un insieme di starnuti, acciacchi vari e gastrite di stagione.
Ma comunque la primavera rimane sempre la mia stagione preferita.
E’ un risveglio dell’anima.
Me ne accorgo al mattino presto quando io e Denver usciamo per la passeggiata.
Non puoi certo portare un cane corso a fare i bisogni all’angolo come puoi fare con un pincher.
Denver vuole sgroppare, preferibilmente di prima mattina quando hai appena preso il caffè.
D’orzo per di più,visto che la caffeina normale ahimè non la tollero.
Immaginate quindi con che faccia sveglia mi aggiro all’alba per le strade.
Ma quando arrivo al fiume è tutta un’ altra storia.
L’erba è tornata ad essere verde e le margherite ne ricoprono buona parte.
Giorno per giorno fanno capolino nuovi fiori e io mi rendo conto di conoscerne pochissimi.
Mai stata una da fiori…eppure in questi giorni mi vedo tornare a casa con tulipani selvatici raccolti nel campo e pasqualotti colorati che mi inebriano con il loro profumo.
Quanto vorrei conoscere al meglio le piante che mi circondano durante la nostra passeggiata mattutina.
Già mi vedo a raccoglier fiori di borragine e ortica e tornata a casa preparaci dei succulenti piatti come faceva nonna.
Il nonno era il vero conoscitore di piante ed erbe e le utilizzava anche per i medicamenti naturali.
Vorrei averlo conosciuto di più ed averlo ascoltato più a lungo quando mi spiegava quali erbe raccogliere e quali invece no.
Ma ero solo un bimbetta.
Bionda e lentigginosa che cercava sempre un buon motivo per andare in giro per i campi.
Poi crescendo avrei voluto essere una di città, tutta nebbia e cemento.
Ho sviluppato tardi il legame con la terra, la mia terra.
Ma ora più che mai sento il bisogno di coltivarla e di cibarmi delle sue primizie.
Un ritorno alle origini, quando c’erano ancora le mezze stagioni.
Quando si potevano mangiare anche le fragole ed io ero solo una bimbetta bionda e lentigginosa.

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