Mi ricordo i suoi capelli.
Bianchi come la neve che durante l’inverno ricopriva le montagne circostanti.
Lunghi fino alla vita,sempre pettinati in una lunga treccia.
Ricordo di come le sue agili seppur vecchie dita intrecciavano quei pallidi capelli.
Ricordo…che…
Tra le verdi montagne sorgeva una casetta.
Bianchi sbuffi di fumo segnalavano la presenza di vita in cucina…
Ricordo l’orto e le viti curate da mio nonno,la cantina sempre stracolma di succhi di frutta fatti in casa e passate di pomodoro gelosamente custodite in una vecchia ghiacciaia della Cocacola.
Il pavimento consunto della cucina dove in un angolino in alto giaceva,per la maggior parte del tempo spenta,una vecchia tv in bianco e nero. Un lavello in pietra e la stufa.
Quanto adoravo quella stufa quando ero piccola,mia nonna paterna ci cucinava ogni ben di dio e il pomeriggio mi assopivo sulla poltrona del nonno cullata dal tepore e dal profumo che proveniva proprio dalla stufa.
Ho pochi ricordi dei miei nonni paterni,erano già anziani quando io ero poco più che una bimbetta.
Tra questi sopravvivono ancora vividi le scorribande a rubar ciliegie mentre nonno Francesco lavora all’orto,il picnic in una soleggiata giornata di primavera nei campi verdi,il dobermann del vicino di casa e lei. La Peppina.
Viveva nella casa adiacente a quella dei miei nonni e nella mia cameretta c’era una porta comunicante,chiusa a chiave e mai aperta. A me riempiva di terrore,perchè la Peppina e mia nonna erano cugine ma per qualche oscuro motivo non si rivolgevano la parola dal tempo dei tempi.
Io mi giravo e rigiravo nel letto e sognavo di essere rapita dalla povera Peppina che poi mi faceva cuocere nel pentolone del brodo.
Non ero tranquilla neanche di giorno quando giocavo in giardino e il gatto grigio e mezzo cieco della vecchina stava sempre alla finestra, quasi a controllare che nessuno si avvicinasse alla casa.
Immaginate lo stupore e la paura che mi presero quando un giorno mentre giocavo proprio vicino all’uscio della Peppina,lei uscì fuori e in un attimo mi infilò in casa sua.
Casa,se così la vogliamo chiamare.
Ricordo un immenso e gelido corridoio che finiva in un unica stanza con una stufa. Sulla stufa un pentolone (visto che non sbagliavo?) in cui sobbolliva un brodo che non era per niente invitante. Il gatto mi soffiava contro e senza parlare la vecchia prese un involto di stoffa e me lo consegnò tra le mani.
Io iniziai a indietreggiare e dire che non volevo niente ma nel giro di un paio di secondi ero di nuovo fuori in giardino.
Corsi da mia nonna e mia madre con il fagotto di stracci,dove all’interno trovammo una bistecchina di manzo vecchia e rinsecchita. Ora,non chiedetemi perchè l’abbia fatto.
Presumo fosse carne prelibata e me l’abbia voluta donare…
Viveva in condizioni igieniche del medioevo e non possedeva un frigorifero,ma comunque mia nonna mi disse di buttarla senza aggiungere altro.
Non credo mi avvia voluto rifilare carne avariata per farmi stare male,povera vecchia Peppina.
Non l’ho mai sentita parlare e non ho mai saputo quale fosse il motivo per cui lei e mia nonna non si parlassero più.
Non glielo cavavi nemmeno con le pinze questo segreto.
Lei era una donna d’onore,di altri tempi.
Una donna da cappelletti.
Quando penso a lei non posso non pensare alle sue mani che lavorano la pasta,la piegano a fazzoletto e poi la girano attorno al dito.
Uno dopo l’altro per 10,100,1000 volte.
Ho passato pomeriggi interi a guardarla mentre faceva la magia.
E quando sono cresciuta un pò,ho smesso di cuocere il cibo per le bambole e ho iniziato ad aiutarla.
E’ così che ho imparato.
Via via i ricordi si sbiadiscono ma ogni volta che le mie dita si muovono per arricciare la pasta,lei mi viene in mente,con i suoi capelli candidi e le scarpe costose.
Perché lei poteva risparmiare su tutto ma non sulle scarpe.
Perché lei ha saputo andare avanti nonostante la vita l’abbia colpita duramente.
Perché non l’ho mai sentita alzare la voce.
Perché era una cuoca eccellente.
Perché avrei voluto conoscerla meglio.
Questi cappelletti sono per te, Nonna.
I CAPPELLETTI DI NONNA CATERINA
ingredienti : per 2 persone
per la pasta :
per il ripieno :
(con queste dosi ricaverete circa cappelletti per 4 persone,se vi avanza del ripieno potete congelarlo e utilizzarlo in seguito).
per la cottura :
2 Comments
Lo posso dire che i "cappelletti" non mi interessano quasi di fronte al racconto meraviglioso di tua nonna, della sua cucina, della Bettina che ti "rapisce" e ti rilascia con una bistecca avariata?
Ok, l'ho detto. Mi hai anche fatto pensare a mia nonna Maria, alla sua cucina con il camino, al suo modo di fare scaltro e "rozzo" e alla sua pelle morbida…non ho mai cucinato con lei, forse avrei dovuto.
Un bacio tesoro mio
Sono contenta ti sia piaciuto Berry!!! È come un'istantanea di quei ricordi…
Eh,le nonne che sante donne!
Ti abbraccio forte!