Non l’ho mai visto senza.
Poteva essere martedì oppure sabato.
Non importava,era il suo passatempo preferito.
Mio nonno aveva in mano la penna blu e la settimana enigmistica.
Lui adorava fare i cruciverba.
Erano i primi che faceva in tutta la rivista.
Poi c’era la sezione per bambini,dove io potevo unire le riga tra i puntini numerati. Mi piaceva da matti farlo.
E poi,via via che passavano i giorni e la settimana procedeva,tutti i rebus,giochi e incroci vari venivano compilati attentamente da tutti i membri della famiglia..
E’ sempre stata una mania quella dei cruciverba.
Posso ricordarmi come fosse ieri il nonno seduto capotavola intento a segnare le lettere all’interno delle caselline numerate.
Mia nonna,seduta a fianco,lo aiuta e tiene in mano un quadernino per appuntarsi le parole nuove che non conoscono.
Quel quadernino ha cambiato aspetto e pagine ma esiste ancora ed è tuttora utilizzato da mia nonna che,nonostante l’età e la retina inesistente in un occhio,continua imperterrita a fare i cruciverba.
Non quelli di una rivista qualsiasi,bensì della sua preferita,che corre a comperare ogni martedì mattina insieme a quei giornaletti di pettegolezzo che alle signore attempate piacciono tanto.
Ogni volta che incontra una parola difficile,magari straniera,apre il cassettino sotto al tavolo.
Quello dove ci sono ancora gli occhiali del nonno,le sue chiavi,le carte da briscola e il quadernino.
Con mano malferma segna la parola sconosciuta e in bella grafia ne scrive accanto il significato.
Dice che con quel pugno di parole scritte sulle pagine ingiallite si sente più intelligente.
E non posso darle torto.
I miei nonni non hanno frequentato scuole facoltose eppure non posso che considerarli persone molto intelligenti.
Mio nonno poi è stato un genio nella sua vita e io sono contenta di avere ancora tante cose costruite e assemblate da lui.
Nei cassetti del suo laboratorio posso trovare tanti suoi appunti,scritti in una grafia piccola e sottile.
Pieni di dettagli,misure e correzioni.
Era un perfezionista.
A me si stringe il cuore quando vedo i suoi scritti,i suoi progetti.
Se chiudo gli occhi lui è nel suo laboratorio.
L’odore ferroso che esce dalle porte mi è sempre stato famigliare.
Voleva dire che lui era all’opera e stava costruendo qualche diavoleria.
Se non doveva fare qualcosa di pericoloso mi faceva stare con lui.
Io mi mettevo in un angolo e guardavo le sua sapienti mani che lavoravano.
Gli occhi attenti,strizzati per vedere con più precisione.
Lui misurava,segnava su un foglio le misure e tagliava,assemblava e costruiva.
Quando aveva del tempo libero mi insegnava a lavorare il legno,prendere bene le misure e fare i lavoretti più facili.
Si dedicava a costruirmi casette per le bambole con i mobili in legno finemente intarsiati e letti in ottone.
Una volta ha costruito una replica di una carrozza su commissione.
Era talmente bella che ne costruì una identica da tenere a casa in bella mostra.
E’ ancora lì,e ogni volta che la guardo ricordo come ieri l’impegno che ci mise nel progettarla e poi realizzarla.
Ricordo un sabato in cui andando a trovarli trovai la cucina di mia nonna completamente ricoperta in legno e ferro battuto da renderla meravigliosamente irriconoscibile.
Era così mio nonno.
Una ne faceva e cento ne pensava.
Però poi faceva anche le altre novantanove.
Quando aveva terminato il lavoro,si toglieva il zinalone blu che usava per lavorare e si toglieva di dosso l’odore di ferro e vernice.
Si sedeva a tavola e si rilassava facendo i cruciverba mentre aspettava la cena.
Mia nonna dalla cucina lo sentiva sbuffare ed era certa che non sapesse il nome di qualche attore o qualche parola straniera.
Allora chiedeva a gran voce la definizione,le lettere che potevano aiutarla e gli diceva di guardare nel quadernino.
Ora quando vado a trovare mia nonna è seduta al suo solito posto,la testa china sul suo giornaletto.
Il quadernino a fianco e la penna tra le mani.
Continua a fare le parole crociate,a segnare lettere dentro quadratini bordati di nero.
Dice che le mantiene il cervello attivo e l’aiuta a migliorarsi sempre. Ad imparare di più.
Il sei di questo mese è stato il suo compleanno.
Per lei una giornata come tante,che ormai non ha più niente da festeggiare.
Gli anni avanzano,e come dice sempre,sono una mucchia.
A me piace pensare che siano tutta saggezza,come i capelli bianchi che ho ereditato da lei.
CLAFOUTIS DI FRAGOLE :
ricetta di Sabrine d’Aubergine
ingredienti :
250 gr di fragole già pulite
170 ml di latte fresco intero
45 gr di zucchero
50 gr di farina tipo 1
1 uovo
1 cucchiaino di burro per lo stampo
zucchero a velo per decorare
La cosa che adoro di questa ricetta è la sua semplicità.
Accendete il forno a 180° e imburrate lo stampo che utilizzerete.
Io ne ho usato uno antiaderente.
Posizionate le fragole ancora intere nel vostro stampo e mettete da parte. Con una frusta sbattete bene lo zucchero con l’uovo,unite la farina poco alla volta e mescolate bene per togliere i grumi.
Ora aggiungete il latte e amalgamate per bene.
Prendete il vostro stampo e cospargete con la pastella.
Cuocete in forno per 45 minuti esatti. Fate intiepidire e cospargete con lo zucchero a velo poco prima di servire.