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Comfort Food

Comfort Food, Contorni, Gli Appetizer

E LA CHIAMANO VITA DA CANI

17 Novembre 2015

In questi giorni,tra i proprietari di cani,soprattutto cuccioli,c’è un discorso che tiene banco su tutti.
Sembra molto importante visto che nello sgambatoio non si parla d’altro.
Si comincia da lontano.
“Com’è andata la notte? Dormito bene?”
Attenzione,qui si parla di cani non di persone e quindi non interessa a nessuno sapere che alle 4.00 del mattino ti sei svegliata per la tosse.
No,qui vogliono sapere del cucciolo.
Se ha dormito senza fare i capricci,se ha mangiato,se ha fatto pupù e come l’ha fatta.
E certo,perché ho scoperto che la pupù del tuo cane è un argomento di grande interesse in uno sgambatoio.
Più del calcio o della motogp.
Bugia.
Con la storia Rossi – Marquez abbiamo avuto da parlare per giorni e per un attimo ci siamo persino dimenticati della pupù.
Non parliamo delle crocchette.
Vogliamo parlare delle crocchette?
Si parla più liberamente della massoneria che della marca delle crocchi per cani.
Ora i cani  mangiano il cervo,il coniglio,l’anatra che è ipoallergenica per cuccioli con l’intestino sensibile.
Anche i premietti sono low fat e con gusti alla vaniglia,al bacon o al tartufo.
Sia mai che magari inizi a trovarlo quando lo portate in giro nei boschi.
Sono lontani i tempi in cui il cane mangiava i resti della cena,se c’erano.
E per fortuna,direi io.
Se prendi un cane lui diventa automaticamente un membro della famiglia,del tuo branco.
E come tale devi trattarlo.
Lascereste mai vostro figlio senza mangiare?
Lo leghereste ad un palo perché non potete portarlo in vacanza?
A me queste cose sembrano inconcepibili…
E’ chiaro che non tutti sanno a cosa vanno incontro quando decidono di adottare un cucciolo.
D’altronde non sono corredati di libretto di istruzioni…e ogni cucciolo è un cane a se.
Bisogna armarsi di pazienza e cercare di non sciogliersi come un ghiacciolo ai Caraibi ogni volta che vi guarderà.
Perché lui vi guarderà. Sempre.
Sarete il suo punto di riferimento e lui sarà la vostra ombra.
Non saprete più fare a meno uno dell’altro e vi ritroverete a fare cose impensabili fino a qualche tempo fa.

Svegliarvi all’alba e portarlo fuori anche se piove.
Anche se fa freddo.
Anche se siete in ritardo.
Anche se vuol dire percorrere 3 chilometri di primo mattino senza nemmeno aver avuto il tempo di bere il caffè.

Adorerete guardarlo dormire.
Rendetevi conto che passerete un’infinità di tempo a consumarlo di amore con gli occhi mentre lui dorme beato.
Preparatevi ad arrivare tardi in ufficio,bruciare l’arrosto e scordarvi di tutto il resto quando lui si accoccolerà ai vostri piedi a fare la nanna.
Non potrete resistere.
Ma vi avviso,arriverà a guardarvi pateticamente quando esagererete con le coccole.

Lo ricoprirete di giocattoli che nemmeno il principino d’Inghilterra.
Se prima i vostri negozi preferiti erano quelli di scarpe ora saranno i pet shop.
Vi brilleranno gli occhi alla vista di tutti i collari,medagliette,pupazzi,corde,palline esposti in bella mostra che nemmeno i diamanti da Tiffany.
Vi ritroverete a parlare del vostro cane a perfetti sconosciuti e pure a scambiarvi i numeri di telefono per far giocare i cani insieme.

Parlerete con il vostro cane.
E lui vi ascolterà.
Anche quando lo inonderete di tutto lo stress del lavoro e della vita e gli racconterete di come è difficile vivere oggi e che la gente non ha più senso civico,lui vi ascolterà e sospirerà con voi.
Si,lo so sembra strano. Eppure parlare con il cane ha un potente potere antidepressivo.
Innanzitutto lui non fa domande e il più delle volte sta dalla vostra parte.

Anche perché capirà presto che è dalle vostre mani che in qualche modo esce il cibo.
Se volete conquistare la sua attenzione,uscite un premietto e diventerà ubbidiente come un marines.
Scoprirete anche che la loro ingordigia sarà sempre a vostro favore e che il vostro cane è facilmente corruttibile.

Potete chiudere crocchette,ossa,premietti,pane secco in qualunque sportello o ripostiglio di casa.
Lui saprà dove sono e in casi disperati tenterà,con successo,un attacco al cibo.
Non importa dove lo nasconderete.
Vorrete mica mettere il vostro naso con quello di un cane?

Il problema sorge quando il cane è un fuori taglia ed è pure goloso.
Capita di trovarlo in cucina,intento ad accendere il fornello.
Parlo per esperienza personale,mica fichi.
Se lui,su due zampe arriva benissimo ai ripiani della cucina mettete al riparo qualunque cosa sia commestibile.
Vale anche per la plastica.
Per loro è irresistibile.

Volete sapere di cosa si parlava in questi giorni?
Il problema dei problemi : l’albero di Natale.
“Ma tu,con il cucciolo,l’albero lo fai?”
Per me non c’è Natale più bello se non quello passato con i nostri cuccioli magari davanti al camino acceso.
Per scartare i regali avremo un valido aiuto.
Tutta quella distruzione di carta per loro sarà come Disneyland.
Ma torniamo all’albero,che nella migliore delle ipotesi a Natale avrà già subito almeno una quindicina di attacchi canini e l’avrete ricomposto alla bell’e meglio,ogni volta con meno entusiasmo.
Ecco in quelle occasioni vi chiederete chi ve l’avrà fatto fare e smadonnerete contro l’albero e persino il Natale.

Eppure…
Tutto questo è nulla in confronto a quello che il vostro cane farà per voi.
Vi amerà e dedicherà la sua vita a farvi felice.
Si dice che i cani,ogni volta che vedono il padrone,emettono serotonina.
L’ormone che a noi umani ci sballa quando siamo innamorati.
Ecco,voi andrete in bagno a lavarvi le mani e quando uscirete,una coda vi accoglierà scodinzolando come se foste tornato da una spedizione in Antartide.
Se non è amore questo.
E proprio l’amore è l’unica cosa che chiedono i nostri cuccioli.
Non gli importa che macchina guidiamo,che lavoro svolgiamo o per quale squadra tifiamo.
Non gli importa se domani c’è il sole o se pioverà.
A loro importa solo amarci ed essere amati.
E soprattutto,ricordate,essere guardati mentre dormono e sognano di mordere il postino.

 

CAMEMBERT PicMonkey Collage

CAMEMBERT AROMATIZZATO
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Prep Time
5 min
Cook Time
15 min
Total Time
20 min
Prep Time
5 min
Cook Time
15 min
Total Time
20 min
Ingredients
  1. 1 camembert
  2. aglio a fette
  3. olio evo
  4. rosmarino
  5. salvia
  6. timo
Instructions
  1. Praticate dei tagli in diagonale sulla superficie del formaggio e incrociate con altri tagli fino a formare una griglia.
  2. Irrorate d'olio e spolverate con le erbe tritate.
  3. Cuocete il camembert nel suo contenitore in legno senza coperchio in forno già caldo a 200 ° per 15 minuti.
  4. Sfornate e lasciate freddare qualche minuto prima di servire.
La tagliatella ñuda https://latagliatellanuda.it/

Servite il camembert con questo buonissimo shortbread cookie…
La ricetta è delle bravissime ragazze del Pancetta Bistrot,io le adoro <3

 

CAMEMBERT CON SHORTBREAD SALATO 5

CAMEMBERT CON SHORTBREAD SALATO 2

CAMEMBERT CON SHORTBREAD SALATO 8

CAMEMBERT CON SHORTBREAD SALATO 7

Comfort Food, i Dolci

CIVICO 2

5 Novembre 2015

Era una casa con quattro bambini.
A volte sei.
Era bianca con un ampio giardino ricoperto di ghiaia sottile.
Un fossato al lato come nei vecchi castelli,in estate era un morire con le zanzare.
La casa era divisa in tre parti ma capitava spesso e volentieri che noi bambini ci radunassimo tutti insieme in una casa sola.
Scelta per quel giorno come nostro quartier generale.
Quando il tempo lo permetteva giocavamo all’aperto,godendoci il giardino tutti insieme.
Erano i tempi dei primi giochi,delle prime corse in bicicletta.
Io fiera sulla mia due ruote,con annesse rotelline giravo attorno alla casa come fosse un circuito.
Veloce sempre più veloce.
Ero anche attrezzata con una mini auto a pedali.
Bianca e nera,la ricordo ancora.
E ricordo anche il giorno in cui il mio amichetto si buttò dritto nel fossato in un fuoripista estremo proprio con la mia adorata macchinina.
Lui ne uscì illeso,lei invece si distrusse in mille pezzi.
I genitori spaventati accorsi fuori dalla casa e noi ragazzi che litigavamo come pazzi.
Eravamo ben assortiti.
Sei ragazzi di età variabile compresa tra i quattro e i dodici anni.
Valli a tenere buoni.
E infatti,spesso e volentieri i genitori si organizzavano a turno per farci fare qualche attività ludica.
Anche se il nostro passatempo preferito era correre per il giardino,sbucciarci le ginocchia sui sassolini,sabotare i nostri mezzi di locomozione (come potrei dimenticare la volta in cui mi allentarono le viti del triciclo? Mi fa ancora male il ginocchio se ci penso…),riempirci a vicenda gli occhi con la terra per poi andare a piangere dalla mamma.
Era in cucina,le mani sporche di frolla.
Si puliva nel canovaccio a righe e ci dava un buffetto sulla guancia. 
Capitava anche che la torta decidessimo di farcela da soli.
In quelle occasioni imbrattavamo la cucina fino a renderla irriconoscibile,salvata in extremis dalla mamma di turno che la trovava in quelle condizioni.
Quante sgridate…eppure noi eravamo così giovani e spensierati che non ci importava molto.
Incassavamo la sgridata e via.
Ogni giorno era un nuovo giorno di scorribande e spensieratezza.
E la notte,beh,a volte era movimentata anche quella…visto che mio fratello era sonnambulo e spesso e volentieri bisognava andare a recuperarlo in giardino.
Cercare di acchiapparlo senza svegliarlo e farlo tornare nel letto.
Poi mia madre iniziò a chiudere a chiave e a nasconderla sotto il cuscino.
Quindi mio fratello iniziò a chiudersi nell’armadio e a dormire in piedi come i cavalli,ma almeno non rischiava di finire nel fossato melmoso.
Tornando alla casetta bianca,la ricordo piena di risate e giochi di bambini.
La cucina luminosa dove io giocavo sempre sul pavimento color ghiaccio.
Il lungo corridoio con le camere sui lati e il bagno in fondo,proprio come nella casa dei nonni.
Il resto è avvolto nella nebbia.
Quando ci passo davanti i ricordi affiorano e io sorrido pensando alla semplicità di quei giorni.
Quando bastava un biscotto per fare pace e tornare a ridere e giocare.
Quei biscotti bicolori,a cui io scartavo la cioccolata che oggi invece mi piace tanto.
Inzuppati nel latte freddo,seduta sul gradino di quella casetta bianca.

Biscotti della nonna PicMonkey Collage

BISCOTTI DI NONNA BRUNA
i biscotti dell'infanzia
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Prep Time
40 min
Cook Time
20 min
Total Time
1 hr
Prep Time
40 min
Cook Time
20 min
Total Time
1 hr
Ingredients
  1. 3 cucchiai di cacao amaro
  2. 290 gr di farina 1
  3. 120 di zucchero
  4. 125 di burro
  5. 2 uova
  6. sale
Instructions
  1. Preparate la frolla sbattendo lo zucchero con le uova.
  2. Unite la farina setacciata e il pizzico di sale.
  3. Tagliate a tocchetti il burro e aggiungetelo all'impasto finché non sarà completamente assorbito.
  4. Ora dividete l'impasto in due e formate due pagnotte uguali.
  5. Una ricoprite con pellicola e fate riposare in frigorifero.
  6. L'altra impastatela aggiungendo il cacao poco alla volta fino ad ottenere un color cioccolato.
  7. Coprite con pellicola e fare riposare in frigorifero 10 minuti.
  8. Ora riprendete il primo impasto e con l'aiuto di due fogli di carta forno,tirate la frolla con il matterello lasciandola spessa mezzo centimetro circa.
  9. Fate lo stesso con l'impasto al cacao e appoggiatelo sopra alla frolla chiara.
  10. Rifilate con un coltello per pareggiare e poi arrotolate ben stretto formando un cilindro.
  11. Con un coltello ben affilato ritagliate i biscotti,fateli spessi almeno 1 centimetro.
  12. Appoggiateli su una teglia rivestita di carta forno lasciando spazio tra un biscotto e l'altro.
  13. Fate cuocere in forno caldo a 200 gradi per 15/20 minuti.
  14. Sfornate e fate freddare su una griglia.
La tagliatella ñuda https://latagliatellanuda.it/
BISCOTTI DELLA NONNA 7

BISCOTTI DELLA NONNA 9

BISCOTTI DELLA NONNA 10

Alcool & co., Comfort Food

SAI TENERE UN SEGRETO?

6 Ottobre 2015

Bisognava fare piano.
La sottile porta a vetri finemente intagliati non attutiva certo i rumori.
Le pantofole di nonna scivolavano senza produrre alcun rumore sul consunto pavimento in cotto.
Mattonelle in pietra,consunte negli angoli dall’usura e dalla pulizia.
Io me ne stavo seduta a disegnare al tavolo grigio della cucina,unico emblema quasi nuovo in tutto quel vecchiume.
La nonna toglieva i cerchi in ghisa dalla stufa,ravvivava un pò il fuoco e preparava con cura il caffè.
Qualche cucchiaino di polvere scura nel bricco e poi posizionava la strana caffettiera sulla stufa.
Era il segnale che a breve si sarebbe alzato il nonno dal riposino pomeridiano.
Preparavamo insieme le tazzine e i piattini,le zollette di zucchero da prendere con le pinze e qualche biscottino per la merenda.
Io avevo il compito di andare a svegliare il nonno,anche se a dirla tutta,entrare in quella camera grande in piena penombra mi ha sempre messo un pò di timore.
Ma sapevo che il nonno mi avrebbe dato le caramelle e quindi ci andavo eccome.
Gli arrivavo vicino,controllavo dentro il bicchierino bianco e oro se effettivamente ci fossero le caramelle e poi lo svegliavo nemmeno troppo dolcemente.
Mai stata una tutta baci,nemmeno da piccola.
Comunque,io credevo di essere furba…e invece il nonno fingeva di dormire fino all’ultimo e si faceva grasse risate con nonna quando le raccontava che io sbirciavo per sicurezza nel bicchierino delle caramelle ogni volta.
Si alzava dal letto e mi concedeva una zuccherosa caramella colorata.
Indossava la camicia e le bretelle e compariva in cucina dove lo aspettavamo io e nonna con il caffè.
Mangiava un biscotto,nonostante il diabete e beveva il caffè nonostante glielo avessero vietato.
Indossava la giacca di panno nera e con l’aiuto del bastone,usciva fuori casa nel fresco pomeriggio autunnale.
Io sapevo dove andava.
Mettevo il berretto e la maglia grossa e lo seguivo in lontananza,su per il sentiero che portava al campo.
Mi nascondevo dietro un albero così che non mi potesse vedere ma io potessi vedere lui.
Prendeva la sedia impagliata che teneva vicino al ciliegio e si sedeva.
Estraeva dalla tasca della giacca un portasigarette dorato che era tutto uno scintillio,prendeva una sigaretta e l’accendeva con una lunga aspirata.
Con un sospiro sputava fuori il fumo tutto in una volta.
Spegneva la sigaretta con il pollice e l’indice e poi la gettava via.
Quel gesto era quasi di stizza mentre con il braccio teso allontanava da se la sigaretta.
Io sapevo già che al ritorno la nonna avrebbe arricciato il naso,sentendo il puzzo di fumo già dall’orto.
Credo che non sentisse effettivamente l’odore della sigaretta,ma probabilmente conosceva bene il vecchio marito e le sue vecchie abitudini.
Mi vedo nascosta dietro il fico,con il berretto calcato in testa e le mani rosse per il freddo.
Aspettavo che il nonno percorresse a ritroso la strada per i campi  dirigendosi verso l’orto.
Poi tornavo alla chetichella e zitta zitta mi mettevo vicino a lui,indaffarato con la vanga e le patate.
Mi chiedeva in dialetto dove ero stata e io rispondevo a monosillabi rossa per la vergogna.
Allora lui mi faceva una carezza con le mani rugose e sporche di terra,mi faceva l’occhiolino e io capivo che lui sapeva.
Mi passava la vanga e mi spiegava come fare a lavorare bene la terra.
Non l’ho mai raccontato a nessuno il suo segreto,nemmeno a nonna.
E’ rimasto sepolto per anni nella mia memoria e nella terra di quell’orto.

 

SANGRIA D'AUTUNNO10

 

SANGRIA D’AUTUNNO

ingredienti : 

2 mele rosse
3 stecche di cannella
2 frutti di anice stellato
200 ml di sidro di mele
400 ml di vino rosso 

Tagliate le mele a fettine sottili e inserite in una brocca insieme alle spezie.
Unite il sidro di mele e correggete con il vino.
Fate decantare la vostra sangria mentre la frutta macera un pò.
Ci vorranno circa un paio d’ore.
Se resistete…

 

SANGRIA D'AUTUNNO3

SANGRIA D'AUTUNNO6

SANGRIA D'AUTUNNO8

SANGRIA D'AUTUNNO9

Comfort Food, Gli Appetizer

DIECI.

10 Settembre 2015

Dieci.
Un bel numero.
Rotondo quando lo pronunci.
Senza tanti fronzoli.
Dieci.
I primi numeri che pronunci da bambino.
Stanno tutti sulle dita di una mano.
Dieci come deca.
La vecchia diecimila lire,con cui potevi uscire il sabato sera senza sentirti un pezzente.
Altri tempi.
In tutti i sensi.
Dieci come il giorno in cui ci siamo messi insieme io e mio marito.
Anche se poi festeggiamo l’undici.
Dieci è anche il giorno in cui ci siamo sposati e ricordo ancora quanto ho implorato in comune per fare in modo mi facessero sposare proprio quel giorno.
Non c’era più posto ma la mia insistenza e la promessa di arrivare in orario ha fatto cedere il funzionario.
Non c’è bisogno di dirvi che sono arrivata miseramente in ritardo vero?
Immaginate da soli che il mio quasi marito mi abbia chiamato quando ero già in ritardo di venti minuti per sapere se avevo cambiato idea…
Visti i miei precedenti.
Questa è un’altra di quelle storie che mi riprometto di raccontarvi prima o poi…
Per ora torniamo a quel fatidico dieci.
Non contenta del pauroso ritardo,ho fatto con la macchina un largo giro della piazza e tentato invano di inserire una musica per la mia uscita dalla macchina.
Se non sbaglio era l’intro di Patience dei Guns n Roses.
Una schitarrata pazzesca che avrebbe fatto tremare i muri del comune.
Forse è stato meglio così,che il mio iphone abbia deciso di non collaborare.
Forse bloccato da cotanta tamarraggine.
Comunque,credo di essermi tirata addosso macumbe di ogni tipo mentre io mi attardavo a salutare,farmi fotografare e baciare dagli amici.
La sposa dopo di me era già in attesa e si può vedere benissimo dalle fotografie.
Ritraggono me in posa e lei sullo sfondo con lo sguardo incazzato tipo jena ridens.
Si è dovuta pure sorbire la durata della funzione…iniziata con l’entrata della sposa (cioè io) sulle note iniziali di November Rain.
Sempre Guns n Roses,ovvio,della durata di soli 9 minuti.
Detto tra di noi…nemmeno io sapevo più come far passare il tempo.
Alle parole : “Possiamo spegnere adesso?” ho capito che era ora di basta.
Cinque minuti di funzione,firme,rottura del boquet-bracciale con conseguenti bestemmie da parte della sposa e per fortuna non mi sono sposata in chiesa.
Quattro minuti di poesia recitata da mio marito.
Non crediate sia farina del suo sacco.
Mai stato così romantico,ma se è per questo nemmeno io,per cui va benissimo.
Comunque,gentilissimo il comune che ci ha regalato una bella poesia che poi mio marito ha letto davanti a tutti.
La mia amica ha immortalato per sempre la scena.
Sia mai vada perso nel tempo questo momento così ludico.
Avete bisogno vi descriva la mia faccia quando sono uscita,c’era il riso,gli amici sorridenti,la sposa dopo sempre più incazzata,e…mio marito?
Cioè,tempo di una scalinata e già il mio neo marito si era eclissato?
E va bèh…si era fermato a chiacchierare…poi quando da brava mogliettina rompipalle l’ho richiamato all’ordine..ecco le foto di rito,i baci,gli abbracci,i saluti,il mojito,lo spritz e la sposa dopo oramai verde di rabbia come l’incredibile hulk.
Mi stupisco di come non abbia raccolto lei il mio boquet che ormai distrutto ho subito lanciato all’indietro,per poi farci una bambolina vodoo.
Mi stupisco anche di come io non abbia fatto ad infamare il fioraio,visto che anche il fiore di mio marito è durato fino all’aperitivo al bar.
Ma poi,dopo 4 anni mi chiedo ancora…quel giorno,al bar,qualcuno ha pagato?
Scherzi a parte,ho dovuto sincerarmene in seguito,perché quel giorno tutta presa tra i fumi del matrimonio e ammetto anche di qualche birra,non ho seguito bene tutti i passaggi diciamo.
Ricordo l’arrivo al ristorante,l’aperitivo…bugia.
Mi fanno ancora i complimenti ma se dovessi dirvi cosa c’era…lo champagne me lo ricordo però.
Soprattutto al momento di pagare il conto.
Assetati i miei amici.
Ma poverini,c’erano più di 30 gradi.
Come biasimarli.
Ricordo le corse con i miei nipoti sul prato,il vestito sporco come una barbona ma la felicità nel cuore.
Non ricordo l’arrivo nè tantomeno il taglio della torta,nonostante varie fotografie mi ritraggano mentre tento di addentare una monoporzione di squisita torta alla nocciola.
Ricordo però la stranezza nel pronunciare la parola marito i primi tempi.
Anzi,spesso mi capita ancora di chiamarlo il mio moroso.
Proprio alla romagnola.
Dieci.
Più due.
Gli anni insieme a lui,la metà della mia mela.
Buon anniversario amore mio.

 

PIADA SQUACQUERONE E FICHI6

 

PIADA ALL’OLIO FICHI,SPECK & SQUACQUERONE

ingredienti : per circa 6 piadine 

500 gr di farina di tipo 1
10 gr di lievito per piadina
1 pizzico di bicarbonato
250 ml di acqua
100 ml di olio evo
1 cucchiaino di sale

per la farcitura :

200 gr di squacquerone di capra
6/7 fichi di stagione
100 gr di speck
miele di acacia

Per preparare la piadina fate una fontana con la farina,unite il lievito e il sale e unite poca acqua.
Procedete aggiungendo poco olio per volta e altra acqua finché non inizierete ad impastare.
Lavorate energicamente per qualche minuto e formate una palla con il vostro impasto.
Lasciate riposare una decina di minuti e poi infarinate il vostro piano e ricavate sei pagnotte dal vostro impasto.
Con l’aiuto di un mattarello stendetele abbastanza sottili e cercate di dargli una forma rotonda.
Cuocete su un testo per piadine ben caldo,oppure in una padella antiaderente.
Quando si formeranno le bolle girate la vostra piada e fate cuocere anche dall’altro lato.
Mentre cuocete le piadine,tenete in caldo quelle pronte all’interno di un canovaccio pulito.
Farcitele con un’abbondante cucchiaiata di stracchino cremoso,spelate i fichi e adagiateli sopra il formaggio. Appoggiate due fette di speck e unite un filo di miele di acacia.

 

PIADA SQUACQUERONE E FICHI1

PIADA SQUACQUERONE E FICHI2

PIADA SQUACQUERONE E FICHI3

PIC.PIADA SQUACQUERONE E FICHI4

PIADA SQUAQUERONE E FICHI9

PIADA SQUAQUERONE E FICHI5

Comfort Food, La Carne

AHI,SETTEMBRE…

3 Settembre 2015

Ebbene si lo ammetto.
Sono sempre stata una fobica dei cani.
Ricordo ancora il patema di mia madre ogni mattina in cui doveva portarmi a scuola.
Non saranno stati più di cinquecento metri,eppure io la facevo ammattire.
La strada per andare a scuola costeggiava il parco e alcune case.
C’era il prato verde,le panchine,gli alberi e loro.
I cani.
Già in lontananza,come li vedevo,iniziavo a correre attorno a mia madre e loro correvano attorno a me.
Tutto il percorso fino alla scuola avveniva così,urlando e correndo.
Ricordo ancora l’ansia che mi prendeva ogni volta che scendevo le scale di casa e sapevo che avrei incontrato qualche cane.
Il cuore mi batteva forte e i palmi delle mani iniziavano a sudare.
Non crediate che mia madre non abbia mai cercato di farmi capire come comportarmi di fronte ad un cucciolo.
Ma a me non entrava in testa. E così piuttosto che coccolarlo e fargli le carezze,scappavo via terrorizzata all’idea che mi mordesse,leccasse o anche solo saltasse per giocare.
Ammetto di aver invidiato le mie amichette che non avevano nessuna paura,anzi alcune avevano addirittura un cucciolo loro.
E io avevo talmente terrore da non voler andare nemmeno a casa loro.
Sia mai mi avessero fatto giocare con il cane…rischiavo un infarto.
Anche crescendo poi le cose non sono andate affatto meglio.
Ricordo con quanto timore andavo a casa degli amici che avevano un amico a quattro zampe…
Fosse gatto o cane non importa.
L’importante era invece scappare subito dentro casa al sicuro.
Andava male,malissimo quando gli animali da compagnia venivano tenuti al calduccio dentro le mura domestiche.
Lì non avevo scampo.
Ero nel loro territorio…
E così me ne stavo tutto il tempo con l’ansia.
La sedia ben attaccata al tavolo o il corpo ben ancorato al divano.
Ci sono state anche volte in cui io mi sono chiusa a chiave dentro ad una stanza per paura che il cane o il gatto degli amici mi venissero a cercare.
Ora ci rido sù,ma allora vi assicuro che c’era da piangere.
Con il tempo poi ho scoperto da dove deriva tutta questa fobia per gli animali. O almeno credevo di aver capito il perché.
Ma ora so che quella motivazione non bastava.
Come non bastava il fatto che diversi cani mi avessero attaccato.
Probabilmente loro volevano giocare ma io al tempo la intesi in un’altra maniera.
Ora so che alla base di tutto c’è si,il mio background,ma anche il lato dolente del mio carattere che mi porta a voler avere tutto sotto controllo.
Tornando ai cani…
Già qualche anno fa potevo dire di non averne più paura,merito di Aikon.
Un cane meraviglioso che ha magicamente stravolto la mia vita.
Questa è un’altra storia però,e forse un giorno o l’altro ve la racconterò.
Sappiate solo che mentre vi scrivo sono seduta di fianco a Denver,un magnifico esemplare di cane corso che è la gioia dei miei occhi.
Un cucciolo tenerissimo e testardo come pochi è entrato nella nostra vita e nei nostri cuori.
Credo sia doveroso raccontarvi di quanto mio marito desiderasse un cucciolo e credo dobbiate anche sapere che la notte prima di andare a conoscere Denver la qui presente ha avuto un attacco di panico durato fino alla mattina.
E poi…che dire…
Ho incontrato il suo sguardo,i suoi teneri occhi verdi e non ho saputo resistere.
Gli ho donato tutto il mio cuore in un istante e in quello stesso istante sono svanite anche tutte le paure e le fobie che avevo.
Negli ultimi quindici giorni sono diventata una persona diversa,nuova.
E questa persona mi piace molto.
E’ la stessa che fino a qualche tempo fa mai avrebbe pensato di farsi dare i bacini da un cucciolo nè tantomeno di toelettarlo di tutto punto e di raccogliergli la pupù.
E’ la stessa persona che mai e poi mai avrebbe pensato di condividere la stanza con un cane,tantomeno la camera da letto.
La stessa che credeva che per farsi dare retta bastava alzare la voce.
E che educare un cucciolo sarebbe stato semplice.
No,veramente quello non l’ho mai creduto.
E invece Denver è bravissimo,molto intelligente e intuitivo.
Pure troppo.
Ha subdorato subito che i suoi padroni stravedono per lui…
Ci mettono tanto amore e molta,moltissima pazienza.
Certo non è sempre facile,soprattutto quando il cucciolo (che tenete presente pesa già 20 chilogrammi) si impunta e si dimostra testardo come la sua mamma.

Ma ad un certo punto nella testa scatta qualcosa.
Capisci che se vuoi educare e migliorare lui,devi prima migliorare te stesso.
Che ne dite,non male come catarsi settembrina,vero? 

 

“Fino a quando non hai amato
un animale,una parte della tua
anima sarà sempre senza luce”

(Anatole France)

 PicMonkey Collage.pic

 

VOGLIA D’INVERNO…

 

1 pagnotta fresca (con lievito madre)
1/2 cipolla bianca
250 gr di champignon crema
5 salsicce grosse
100 ml di brodo di carne

1/2 bicchiere di vino rosso
100 gr di scamorza affumicata
prezzemolo

olio evo
sale 
pepe

Mondate la cipolla e tagliatela a fette.
Pulite i funghi e affettateli non troppo sottili.
Versate un filo di olio in una casseruola e fate soffriggere la cipolla fino a quando non inizierà a dorare.
Unite la salsiccia sgranata e fate sigillare bene cuocendo per una decina di minuti a fuoco medio.
Allungate con un pò di brodo,salate e pepate.

Sfumate con il vino rosso e lasciate cuocere per altri 20 minuti senza coperchio.
Mescolate ogni tanto per non far raggrumare la salsiccia.
Ora aggiungete i funghi,amalgamate bene e abbassate la fiamma.
Fate andare in cottura per una decina di minuti,i funghi devono rimanere un pochino tosti.
Spolverate con il prezzemolo tritato e fate riposare.
Nel frattempo tagliate l’estremità superiore della vostra pagnotta ed eliminate gran parte della mollica fino a creare un cratere.
Riempitelo con il composto di salsiccia e funghi e adagiatevi sopra qualche fettina sottile di scamorza.
Passate 5 minuti in forno già caldo a 200° modalità grill fino a che il formaggio non si squaglierà.
Vi consiglio di far dorare anche il coperchio di pane e di utilizzarlo per mangiare questa bontà.

 

 

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