Questa mattina sono andata a fare la spesa.
Nella bottega vicino casa,dove la verdura è verde e brillante e dove la frutta profuma di buono.
Qualche pomodoro,l’insalata,un paio di banane e una mela verde e succosa.
Mentre depositavo la mela in un sacchetto,una vecchina di rosso vestita,sceglieva delle belle mele di fianco a me.
Ci conosciamo tutti nel quartiere ma lei non l’avevo mai vista.
O forse non mi ero mai fermata abbastanza da notarla.
Le rivolgo un sorriso,mi piace essere cortese.
Gesto ormai sconosciuto in questa nostra società.
Il contorno delle labbra disegnato con mano oramai incerta di un rosa perlato,si incurva per rispondere al mio sorriso.
Mi avvio verso la cassa per pagare e mentre mi allungo verso l’aglio per prenderne una testa,ecco di nuovo la signora.
Questa volta si avvicina,mi mette una mano sulla spalla e…inizia a parlare parlare parlare.
Mi racconta delle sue figlie che non hanno tempo per andarla a trovare,che si sente sola,che fa le commedie in dialetto per mantenersi su con la testa.
Ecco,in quel momento ho provato pena per lei.
Ci si danna una vita intera per essere socialmente utili e si finisce a soffrire di solitudine.
Ho passato qualche minuto a chiacchierare con lei,a farmi raccontare equivoche barzellette e a spiegarle il perché dei miei tanti tatuaggi.
Pochi minuti rubati alla mia giornata che mi hanno fatto sentire bene,mi hanno fatto riflettere.
Sono tornata a casa,passo dopo passo,ripensando alle parole che mi aveva detto.
Al fatto che si sentisse sola.
Queste cose mi toccano sempre,penso alla mia di vecchina e alla sua di solitudine.
Penso alle sue giornata solitarie passate a fare le parole crociate e guardare la televisione.
Penso che oggi è martedì e i negozi vicino a lei sono chiusi e non avrà scambiato parola con nessuno da ore.
E’ così compongo il numero,il telefono squilla un paio di volte e poi la sua voce risponde.
Devo dirlo,quando mia nonna sente la mia voce al telefono,le brillano gli occhi.
Lo percepisco anche se non la vedo.
Oggi si preoccupa perché sente che ho ancora una brutta tosse,mi elenca tutte le variazioni delle medicine che prende e mi racconta per filo e per segno cos’ha mangiato a pranzo e cosa mangerà per cena.
Mi chiede se va tutto bene,cosa ho mangiato a pranzo anche se le ripeto tutte le volte che io a pranzo non mangio mai e cosa cucinerò per cena.
Tredici minuti di telefonata,un paio di menù scambiati tra generazioni,la promessa che presto passerò a trovarla.
“Adesso che ho sentito la tua voce vado a dormire più serena” mi dice e io non ho il coraggio di riattaccare il telefono,sentendo i diecimila ciao che urla ancora alla cornetta.
Mi fa sentire bene quando la chiamo,mi sento amata.
Lei lo sa.
Lo sa,ma non glielo dico spesso.
Allora la richiamo,le dico che le voglio bene e lei non sta più nella pelle dall’emozione.
Telefonate alle persone che vi mancano,non aspettate.
Non aspettate di dire a chi amate che gli volete bene.
Fatelo ora che ne avete il tempo e l’opportunità.
Spesso e volentieri diamo per scontato tante cose,e presi dai mille pensieri quotidiani,ci dimentichiamo di esternare i nostri sentimenti con chi ci è accanto.
Le stesse persone che ci amano,
ci supportano e spesso ci sopportano.
Ditegli quanto sono importanti,fatelo ora.
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ingredienti per 4 persone :
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