Comfort Food, i Dolci

TUTTO AL SUO POSTO

2 Marzo 2015

Era una palazzina gialla e blu proprio di fianco alla mia scuola.
Salivi le scale e al secondo piano dovevi girare a destra.
A quel punto,lei aveva già aperto il portone marrone scuro e io e mia madre entravamo in casa.
Non ho mai scordato quell’odore.
Dopo trent’anni ancora mi perseguita.
Era un odore dolciastro e nauseabondo.
Un mix tra detersivo per i pavimenti,alcool rosa e un uso improprio di acqua di colonia 4711.
Io non andavo molto volentieri dalla signora in questione,ma mia madre,che a volte il pomeriggio andava ad aiutarla a fare i mestieri,spesso e volentieri mi portava con lei.
Ricordo che dovevo tenere a freno la mia gioia di bambina quando eravamo dalla signora.
Non sopportava le risate ne tantomeno le corse e in casa c’era sempre un cupo alone di dolore e tristezza.
Anche quando fuori splendeva il sole,le stanze erano immerse nella penombra e bisognava parlare sottovoce.

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i Dolci, Senza categoria

DOMENICA o MARTEDI’ ?

17 Febbraio 2015

Quando ero bambina il mio giorno preferito della settimana era la domenica.
Potevo dormire fino a tardi e poi sgattaiolare nel lettone dei nonni.
La nonna mi faceva spazio accanto a se e il nonno accendeva la televisione.
Guardavamo le televendite,al tempo andava alla grande Vanna Marchi.
La nonna la imitava benissimo e insieme ridevamo ad ogni suo “d’accordo”.
Nel frattempo il nonno si era alzato,si era pettinato i capelli davanti alla toeletta di noce scuro.
Aveva indossato il cappello blu e ed era uscito silenziosamente.
Andava a prendere il giornale,diceva.
Ma io sapevo bene che sarebbe tornato con bel altro.
Si recava all’edicola e insieme al quotidiano comperava sempre qualche bustina di figurine per me.
Ricordo che una volta me ne comperò talmente tante che per parecchi giorni ne continuai a trovare negli angoli più disparati.
Dopo il giornale passava sempre in pasticceria.
Non era domenica se lui non ritornava a casa con il pacchettino marrone legato con il nastro dorato.
Tornava in sella alla sua bicicletta grigia,una mano sul manubrio e l’altra sotto il vassoio.
Come un perfetto equilibrista,attento a non rovinare le preziose paste.
Io lo aspettavo sulla porta,con ancora il pigiama indosso.
I piedini freddi sul pavimento gelido.

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Il Pane e Affini, Senza categoria

UN’ OCCASIONE PERSA

11 Febbraio 2015
Oggi ho saputo che te ne sei andata.
E’ successo tutto troppo in fretta.
Ho ripensato a quanto tempo era che non ti telefonavo.
Troppo.
Ho rimandato,pensando fossi sempre lì ad aspettarmi.
Pronta per un abbraccio ed una chiacchierata.
Negli ultimi tempi avrei voluto chiederti mille cose,anche su mio padre.
Come lo conoscevi tu non lo conosceva nessuno.
E invece…
Spesso crediamo che alcune persone siano sempre lì,come le abbiamo lasciate l’ultima volta in cui le abbiamo viste.
Io ad esempio ti immagino con i tuoi inseparabili tacchi a spillo.
Li portavi sempre,anche con la neve.
Dicevi che ti davano grip.
Ed effettivamente solo tu potevi avere quella classe nel camminare a testa alta tra i cumuli neve.
Mi ricordo il tuo caschetto sale e pepe.
 

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Il Pane e Affini, Senza categoria

VOGLIO VIVERE 1000 VITE

28 Gennaio 2015

Chi non legge,

a 70 anni avrà vissuto
una sola vita : la propria.
Chi legge avrà vissuto 5000 anni:
c’era quando Caino uccise Abele,
quando Renzo sposò Lucia,
quando Leopardi ammirava l’infinito…
Perche la lettura è un’immortalità all’indietro.

Umberto Eco



Ho sempre amato leggere.
Già da piccolissima ho ricordi di me intenta a sfogliare libri.
All’inizio,quando ancora non sapevo riconoscere le parole,mi limitavo a girare le pagine e perdermi nei disegni dei libriccini per bambini che mia madre mi comperava.
Ho vividi ricordi di una collana di libretti,di poche pagine,che raccontavano le vicissitudini della protagonista.
Mia madre me li comperava dal giornalaio e ogni volta per me era una festa.
Sfogliavo le pagine sottili,così diverse dai libri veri che giravano per casa.
Mia madre mi leggeva la storia e io mi perdevo nei disegni che corredavano il giornaletto.
Potevo anche inventare storie tutte mie,basandomi solo sulle figure e sulla mia fervida immaginazione.
Ricordo anche i libri pop up,quelli che quando giri le pagine,come per magia si ergono castelli e principesse in 3d.
Mi piacevano tanto,uno in particolare.
Me l’aveva regalato la zia per Natale e credo di averlo consumato a furia di girare le pagine.
Non nascondo di aver letto anche tanti,tantissimi Topolino.
All’epoca in cui esistevano le librerie scambio,il sabato pomeriggio lo passavo seduta sul polveroso pavimento a scambiare giornaletti nuovi con i miei usati.
Cominciare a leggere,per davvero,per me fu una grande vittoria.
Ricordo ancora le prime volte,mi sentivo esaltata.
Ho capito solo più avanti il vero significato di leggere.
Il significato più profondo,l’importanza.
Credo di base ci sia la curiosità,e io sono molto curiosa.
Ho sempre voluto conoscere realtà diverse dalle mie,a partire dalla piccola fiammiferaia passando per Jack Folla e finendo dalla Fallaci.
Tutte storie diverse,alcune vere altre inventate.
Ma sempre storie.
Possono piacerti oppure no,puoi trovarti d’accordo con lo scrittore oppure no,eppure ognuna di questa ci lascia qualcosa.
E soprattutto ci fa conoscere altri mondi.
Io ho sempre creduto che fosse importante immedesimarsi nelle vicissitudini altrui,negli usi e consumi di altre popolazioni e di altre epoche.
Ricordo ancora lo sgomento nel leggere il diario di Anna Frank.
E la curiosità,quasi morbosa,del sapere come proseguiva la storia.
Probabilmente è stato quel libro a smuovere la mia voglia di sapere.
La voglia di conoscere di più su alcune vicende e alcune persone.
Quella voglia di sapere che mi porta ancora oggi a sfogliare libri vecchi un secolo,a respirare polvere nell’archivio di stato  e a fare le ricerche più disparate.
E vi dirò una cosa,a me i libri piacciono belli pasciuti.
Nello stile di Guerra e Pace,se vogliamo.
Più pagine ci sono e meglio è per me.
Mi sento sicura,protetta dall’odore della carta.
Se poi sono anche “vintage” sono al massimo delle mie aspirazioni.
Non ho un genere preferito,vado molto a periodi.
C’è stato il periodo dei gialli e degli horror,dei romanzi e delle biografie,dei libri di cucina e di quelli numerici.
A volte mi piace anche rileggere alcuni libri che adoravo da ragazzina.
Qualche tempo fa ho riletto Il Giardino Segreto,di Barnett.
Con la stessa emozione di quando l’ho letto la prima volta.
Sto pensando anche di rileggere Il Buio oltre la siepe,che ormai non lo ricordo più.
L’importante è leggere.
Senza non so stare.
Se c’è una costante nella mia vita,è proprio questa.
La mia sete di sapere mi porta a non passare un giorno senza leggere almeno un paio di pagine.
Magari nemmeno dallo stesso libro,e non vi dico il casino che si crea nella mia testa passando da un ricettario a un romanzo d’epoca.
Però è come una malattia,un’arsura di storia costante.
E’ un bisogno,che si fa impellente quando passo troppo tempo davanti a questi moderni schermi luminosi.
Ho necessità che i miei sensi trovino conforto nella carta stampata,nell’odore e nel fruscio.
Allora sento che la testa si rilassa e piano piano mi rilasso anche io…
Seduta sul mio comodo divano posso essere ovunque.
Posso essere in Francia,nei giardini della Loira,ai tempi del Re Sole.
Ma anche a Forlì,nella cucina di Pellegrino Artusi o in Africa tra i Masai.
Leggere ti permette di viaggiare rimanendo comodamente a casa tua,davanti al camino.
Certo,non è la stessa cosa.
Ma è meglio di niente.
Anzi,per alcuni versi è anche meglio.
Me lo dite voi,come facevo ad andare a Tara,che nemmeno esiste?



































BAGELS…ricetta di Jamie Oliver



ingredienti : 11/12 bagels


480 gr di farina manitoba
50 gr di farina 00
250 ml d’acqua
7 gr di lievito di birra secco
3 cucchiai di olio evo
7 cucchiai di miele millefiori
2 uova
1 cucchiaino di sale
semi vari (sesamo,sesamo nero,papavero e finocchio)

Unite l’acqua,un uovo e 3 cucchiai di miele in una contenitore.
Emulsionateli tra loro e mettete da parte.
In una ciotola (io uso l’impastatrice) miscelate le farine,il sale e il lievito.
Aggiungete la miscela con l’uovo e impastate velocemente e per almeno 10 minuti. (Stessa cosa se usate un robot).
Impastate finché non otterrete un composto sodo ma elastico. Formate una palla e mettetela a riposare in una ciotola,leggermente unta con un filo di olio.
Coprite con un canovaccio umido e lasciate lievitare per almeno 2 ore.
Ora,sgonfiate leggermente l’impasto e formate 12 pagnottine.
Io con queste dosi ne preparo 11,perché li lascio leggermente più grandi.
Formate delle palline e con il pollice infarinato (tuffatelo direttamente nella farina) formate un buco al centro.
Insistete un pochino,perché i buchi in cottura tenderanno a restringersi.
Ricoprite con un canovaccio umido e mettete una pentola capiente sul fuoco con i 4 cucchiai di miele rimasti e abbondante acqua.
Portate a bollore e abbassate la fiamma.
Tuffate i vostri bagels quattro per volta,fate cuocere per 2 minuti poi girateli e fate cuocere altri 2 minuti.
Con una ramaiola togliete dal fuoco e posizionate su un vassoio o un ripiano rivestito con un canovaccio pulito e asciutto,a scolare l’acqua in eccesso.
Fate così per tutti i bagels che avrete preparato.
Ora foderate una teglia da forno con carta apposita e posizionate i bagels abbastanza distanziati tra loro,tendono a crescere in cottura. 
Sbattete l’uovo rimasto e spennellatelo sopra la superficie dei vostri bagels. Cospargete di semi vari,qua potete sbizzarrirvi e andare secondo il vostro gusto.
I miei preferiti sono i semi di sesamo neri.
Cuocete in forno già caldo a 180° per 20 minuti circa,i bagels devono essere belli dorati in superficie.
Lasciate freddare su una griglia e servite tiepidi.
Potete farcirli con qualsiasi ingrediente a vostro piacimento.
Io oggi ho utilizzato semplice insalata,pomodoro a fettine e uova alla benedict.
Se,e dico se,rimangono…potete richiuderli in un sacchetto gelo per conservarli. Potete anche congelarli e utilizzarli in seguito,riscaldandoli in forno.
Buon appetito!






i Dolci, Senza categoria

IO NON MI AMMALO MAI

20 Gennaio 2015
Otto giorni otto.
Centomila fazzoletti usati.
Medicinali di ogni tipo.
Rimedi della nonna che resusciterebbero anche Lazzaro.
E ancora questo maledetto raffreddore non migliora.
E’ passata una settimana e sto come prima.
O forse anche peggio.
Malessere generale,mal di testa costante,mal di stomaco e inappetenza.
Si,avete capito bene,io inappetente.
Posso sopportare il naso che cola,le orecchie chiuse e la debolezza…ma l’inappetenza no.
Non è da me,ma d’altronde ogni cosa che mi sforzo di mangiare per mantenermi in forze,ha lo stesso sapore del cartone.
Ho provato a farmi gola con le mie pietanze preferite,ma l’unico risultato ottenuto è stata la mancanza di voglia di cucinare prima e soprattutto la poca voglia di mangiare poi.
Ho provato a mangiare il pesce,ma persino l’orata sapeva di scatola da imballaggi.
Ho provato a mangiare piccante ma nemmeno il peperoncino più forte è riuscito a stapparmi naso e orecchie.
Tantomeno ne ho sentito il sapore.
Ho consumato miele in abbondanza,ho quasi ceduto al rincuorante soccorso di una spremuta di arance rosse (che non posso assolutamente mangiare),consumato acqua termale come se non ci fosse un domani…ma ancora nulla.
Che poi si sa,quando sta male una donna mica si ferma il mondo.
E cosi,ti ritrovi a caricare la lavatrice con addosso la mascherina dell’areosol,facendo attenzione a non spostarti troppo perché il filo non è abbastanza lungo o a stirare seduta perché in piedi ti gira la testa.
La febbre non la provi nemmeno,tanto la situazione non cambierebbe.
Prepari il pranzo e la cena anche se tu non mangerai.
Rifai il letto anche se vorresti tuffartici dentro con un carpiato degno di Michael Phelps.
E se trovi dieci minuti liberi,invece di riposarti,ne approfitti per sistemare il cassetto della cucina che è in disordine da tempo immemorabile.
E’ una storia che avete già sentito,vero?
Quest’anno l’influenza ha mietuto un sacco di vittime,anche tra quelli che non si ammalano mai.
Pure io pensavo di uscirne indenne,e invece eccomi qua.
Gli occhi a sedici noni e il naso gratuggiato dal continuo sfregare del fazzoletto.
Non c’è nulla che può farmi stare meglio,nemmeno gli ultimi ritrovati farmaceutici che mi bombardano continuamente dalla pubblicità dello schermo tv.
Cioè,milioni di italiani a letto con l’influenza e in televisione passano ogni due per tre pubblicità di antipiretici,sciroppi e compresse effervescenti.
Che se per caso,volevi guardare un pò di tv per distrarti,ci pensano loro a ricordarti che stai male.
E allora,visto che ferma non so stare,me ne vado a cucinare.
Che fa anche rima e a me fa sempre bene.
E poi si sa,il cioccolato cura tutti i mali.
Si sa mai che mi faccia bene anche per il raffreddore!
 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 

TRUFFLES ALCOLICI al cioccolato

 

ingredienti :

 
250 gr di cioccolato fondente
50 gr di cioccolato al latte
125 gr di panna fresca
50 gr di burro
30 gr di nocciole spelate
1 cucchiaino di rum scuro 
2 cucchiai di cacao amaro,in polvere
 
Spezzettate il cioccolato fondente e mettete in una casseruola dal fondo spesso.
Unite il rum,la panna e il burro tagliato a tocchetti.
Fate sciogliere a fuoco basso,mescolando con l’aiuto di una spatola.
Quando il cioccolato sarà completamente fuso e il composto sarà ben amalgamato,togliete dal fuoco e fate raffreddare.
Io per accellerare i tempi,una volta freddo ho riposto in freezer per una mezz’oretta.
Dovrete ottenere una consistenza piuttosto soda,altrimenti al momento di formare le palline con le mani,il cioccolato si scioglierà.
Fate un paio di prove e se troppo morbido,lasciate ancora in fresco.
Nel frattempo mettete il cacao amaro in una ciotola e mettete da parte.
Ora prendete il vostro composto,che sarà raffreddato a dovere e con l’aiuto di un cucchiaio prelevatene una parte.
Formate una pallina poco più grande di una noce,adagiate una nocciola al centro e richiudete bene l’impasto su stesso.
Siate veloci,perché a contatto con il calore delle mani il cioccolato si scioglie che è una meraviglia.
Tuffate i tartufi nel cacao amaro,girateli bene per farli ricoprire interamente e posizionateli su un vassoio.
Lasciate raffreddare nuovamente in frigorifero per almeno 1 ora.
Se riuscite a resistere…